Compianto su Cristo morto

Questo capolavoro è conservato nella Cappellina di Palazzo Ricci. È una tavola dipinta in oro e tempera che in origine avrebbe dovuto far parte di un polittico, forse quello di Potenza Picena richiesto al Crivelli nel 1491. La Madonna è posta in secondo piano rispetto alla Maddalena e a San Giovanni Evangelista.

Nelle parole di Stefano Papetti, il Compianto maceratese si segnala per l’elegante ed efficace intreccio delle mani della Maddalena con quelle di Gesù che dà luogo a un complesso gioco di linee risolto con padronanza dall’artista che, del resto, può contare in questo frangente sull’accurata trascrizione del prezioso velluto che fa da sfondo all’immagine: né si può tacere del tentativo spaziale esperito dall’artista nello scalare le figure oltre il limite del parapetto lapideo in un riuscito gioco di emergenze e di affondi, affrontati con rara sagacia.

Questa opera faceva parte della Collezione Muti-Bussi e fu acquisita nella seconda metà del ‘900 dalla Cassa di Risparmio di Macerata per poi passare alla Fondazione. Oggi è il momento centrale della Cappellina di Palazzo Ricci e lascia tracce di stupore sul volto dei visitatori: una pausa lunga 500 anni nel percorso espositivo delle sale ricche di opere del ‘900.

Vittore Crivelli

Compianto su Cristo morto, 1497

Tempera su tavola, 74×74 cm

Palazzo Ricci – Museo Arte Italiana del Novecento

Via Domenico Ricci, 1

Macerata (MC)

Compianto su Cristo morto

Questo capolavoro è conservato nella Cappellina di Palazzo Ricci. È una tavola dipinta in oro e tempera che in origine avrebbe dovuto far parte di un polittico, forse quello di Potenza Picena richiesto al Crivelli nel 1491. La Madonna è posta in secondo piano rispetto alla Maddalena e a San Giovanni Evangelista.

Nelle parole di Stefano Papetti, il Compianto maceratese si segnala per l’elegante ed efficace intreccio delle mani della Maddalena con quelle di Gesù che dà luogo a un complesso gioco di linee risolto con padronanza dall’artista che, del resto, può contare in questo frangente sull’accurata trascrizione del prezioso velluto che fa da sfondo all’immagine: né si può tacere del tentativo spaziale esperito dall’artista nello scalare le figure oltre il limite del parapetto lapideo in un riuscito gioco di emergenze e di affondi, affrontati con rara sagacia.

Questa opera faceva parte della Collezione Muti-Bussi e fu acquisita nella seconda metà del ‘900 dalla Cassa di Risparmio di Macerata per poi passare alla Fondazione. Oggi è il momento centrale della Cappellina di Palazzo Ricci e lascia tracce di stupore sul volto dei visitatori: una pausa lunga 500 anni nel percorso espositivo delle sale ricche di opere del ‘900.