Pietà

La tela raffigurante il Santissimo Crocifisso, in origine, era collocata dietro l’altare maggiore della piccola pieve dell’ospedale di Santa Maria della Carità di Rocca Montevarmine (frazione di Carassai). L’opera fu probabilmente commissionata a Vittore Crivelli dalla Confraternita di S. Maria della Carità, che dal 1431, in seguito a lascito testamentario, aveva avuto in possedimento Rocca Montevarmine; la stessa confraternita aveva ricevuto in donazione, attorno al 1484, un dipinto del Crivelli per la sua chiesa di Fermo (Costanzi, 1990).

Sotto un cielo denso e scuro si erge un massiccio muro coronato di merli a coda di rondine che abitualmente venivano associati alla fazione ghibellina. Un drappo rosso collocato dietro alla croce sembra rimarcare il sangue sacrificale versato da Gesù Cristo. Ai suoi piedi invece sono raffigurati, secondo un’equilibrata composizione geometrica, la Vergine e Maria di Magdala a sinistra e San Pietro e San Giovanni a destra. Il dolore dei quattro personaggi è sommesso, una sofferenza introspettiva che sembra voler spingere la mente dell’osservatore verso la gioia della Resurrezione.

Vittore Crivelli

Pietà, 1487 ca

Tempera su tavola, 77×61 cm

Museo Diocesano

Piazzale Girfalco

Fermo (FM)

Pietà

La tela raffigurante il Santissimo Crocifisso, in origine, era collocata dietro l’altare maggiore della piccola pieve dell’ospedale di Santa Maria della Carità di Rocca Montevarmine (frazione di Carassai). L’opera fu probabilmente commissionata a Vittore Crivelli dalla Confraternita di S. Maria della Carità, che dal 1431, in seguito a lascito testamentario, aveva avuto in possedimento Rocca Montevarmine; la stessa confraternita aveva ricevuto in donazione, attorno al 1484, un dipinto del Crivelli per la sua chiesa di Fermo (Costanzi, 1990).

Sotto un cielo denso e scuro si erge un massiccio muro coronato di merli a coda di rondine che abitualmente venivano associati alla fazione ghibellina. Un drappo rosso collocato dietro alla croce sembra rimarcare il sangue sacrificale versato da Gesù Cristo. Ai suoi piedi invece sono raffigurati, secondo un’equilibrata composizione geometrica, la Vergine e Maria di Magdala a sinistra e San Pietro e San Giovanni a destra. Il dolore dei quattro personaggi è sommesso, una sofferenza introspettiva che sembra voler spingere la mente dell’osservatore verso la gioia della Resurrezione.

Le tre figure si ergono su un basso parapetto, coperto da un drappo sul quale poggiano le mani trafitte di Cristo. La Madonna in atteggiamento pietoso si inserisce nell’incavo prodotto dal reclinarsi della testa di Cristo (il figlio) e del San Giovanni che, dolente, gli sorregge il braccio. Zeri accosta il dipinto alla Pietà di Urbino, una delle primissime opere dipinte da Vittore nelle Marche. E’ evidente l’accostamento e le analogie con il disegno della Madonna col Bambino, nelle protuberanze delle ossa e le dita lunghe e nervose, la S allungata delle linee serpeggianti dei capelli e gli angoli acuti delle linee dei visi in entrambi i dipinti. Su tutti, si completa l’analogia all’esame del velo che circonda il collo della Vergine in ambedue le tavole. Il dipinto proviene forse dalla chiesa di S. Giuliano come scomparto centrale superiore del polittico disperso a cui appartenne anche la Madonna col Bambino, che potrebbe essere quello commissionato a Vittore Crivelli nel 1487 dai frati del monastero San Giuliano.